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Mario Cresci (1942-)

Mario Cresci, Misurazioni, 1978 I Vintage Gelatin Silver Print I 23 x 30 cm
Mario Cresci, Misurazioni, 1978 I Vintage Gelatin Silver Print I 23 x 30 cm
Mario Cresci 2
Mario Cresci, Manipolazioni, 1980 I Hand coloring gelatin silver print I 30,4 x 40,3 cm
Mario Cresci,
Mario Cresci, Angelo Di Benedetto di Campomaggiore, 1977 I Vintage gelatin silver print I 30,5 x 20,5 cm

Mario Cresci (Chiavari,1942)

È tra i primi in Italia della sua generazione ad applicare e coniugare la cultura del progetto alle sperimentazioni sui linguaggi visivi. 

La sua complessa opera affonda le proprie radici in studi multidisciplinari a partire dal 1964, anno in cui inizia a frequentare il Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia. Nel 1968 si trasferisce a Roma dove entra in contatto con Pascali, Mattiacci e Kounellis. Fotografa Boetti e il gruppo dell’arte povera torinese durante l’allestimento della mostra Il percorso, a cura di Mara Coccia presso lo Studio Arco d’Alibert. Nel 1969, presso la Galleria Il Diaframma di Milano, progetta e realizza il primo Environnement fotografico in Europa, nel nome del dualismo tra ricchezza e povertà.

Premio Niépce per l’Italia nel 1967, prende parte a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1970, 1978, 1993, 1995); dal 1974, alcune sue fotografie, insieme a quelle di Luigi Ghirri, fanno parte della collezione del MoMA di New York.

A partire dagli anni Settanta ibrida lo studio del linguaggio fotografico e la cultura del progetto con l’interesse per l’antropologia culturale, realizzando in Basilicata progetti centrali per lo sviluppo della fotografia in Italia, tra cui ricordiamo il libro Matera, immagini e documenti del 1975.

È autore di opere multiformi caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, l’esperienza video, l’installazione. Varie sono le tematiche e le sperimentazioni sviluppate nelle sue opere nel corso degli anni: dagli slittamenti di senso, alle variazioni, dalle analogie al rapporto con il paesaggio e i luoghi dell’arte – come nelle opere site-specific che appartengono alle ricerche degli ultimi anni, nate proprio grazie al confronto organico con determinati luoghi e le loro peculiarità storiche, culturali ed estetiche –. Per Cresci, infatti, la fotografia non è mai fine a se stessa, autosufficiente e singolare, ma è sempre parte di un racconto per immagini capace di coniugare conoscenza e bellezza, ricerca sul campo ed emozione visiva. 

Il progetto sperimentale del laboratorio-scuola di formazione artistica tra arte, multimedia e design, ideato per la Regione Basilicata, lo avvicina sempre più all’insegnamento che, dalla fine degli anni Settanta in poi, diviene parte integrante del suo lavoro d’autore. 
Ha diretto l’Accademia di Belle Arti G. Carrara dal 1991 al 1999, inserendo nella sua programmazione interdisciplinare numerose attività culturali dedicate ai giovani artisti, come “Arte & Impresa”, “Clorofilla” e “Accademie in Europa”, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo. 
Ha insegnato al Politecnico di Milano, all’Università degli Studi di Napoli – L’Orientale, alla Facoltà di Lettere di Parma, allo IED e alla NABA di Milano. Dal 2004 al 2011 nel biennio di specializzazione in Fotografia allʼAccademia di Brera di Milano e alla Fondazione Fotografia di Modena.. Attualmente è docente all’ISIA di Urbino. Per diversi anni è stato visiting professor all’École d’Arts Appliqués di Vevey (Svizzera). 

La rifondazione del senso del paesaggio e della costruzione dell’immagine fotografica lo portano a essere uno degli autori cardine della mostra Viaggio in Italia che Luigi Ghirri organizza alla Pinacoteca Provinciale di Bari nel 1984. 

Tra le più importanti esposizioni si ricordano: nel 2004 la mostra antologica Le case della Fotografia, 1966-2003 presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino; tra 2010 e 2012 il progetto itinerante di Forse Fotografia presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e Palazzo Lanfranchi di Matera; nel 2014 la mostra Ex-post. Orizzonti momentanei al Museo d’Arte di Gallarate; nel 2016 le due mostre In aliam figuram mutare al Castello Sforzesco di Milano e Mario Cresci. Ri-Creazioni presso Camera a Torino e nel 2017 La fotografia del no alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dove espone cinquant’anni di lavoro orientando il percorso della mostra sulla lettura di alcune delle principali tematiche che accomunano gran parte dei suoi progetti.

Ha pubblicato numerosi saggi e articoli, in particolare per l’inserto cultura de “Il Sole 24 Ore”. Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. Nel 2019 ha pubblicato Segni migranti.Storie di grafica e fotografia, un compendio della sua ricerca e premiato come Livre Historique ai Les Rencontres de la photographie 2020 di Arles. Recentemente per Mimesis Edizioni pubblica Matrici. L’incertezza del vero, dove sperimenta la coesistenza tra scrittura e immagine: 80 scaraboti che ri-disegnano fotografie realizzate dalla fine degli anni Sessanta ad oggi. Vive e lavora a Bergamo.